Ci sono problemi che, se affrontati nel modo giusto, possono trasformarsi in grandi opportunità. È un concetto da applicare a tutta la situazione legata al Covid che stiamo attraversando in questo periodo: al momento sono più evidenti le conseguenze negative, ma un domani – quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza – avremo molte indicazioni da cui ripartire.
In ogni caso, un problema che promette di trasformarsi in opportunità è sicuramente ciò che è stato definito “transizione climatica”. Un concetto talmente attuale, anzi urgente, da aver richiesto in Italia la creazione di un Ministero apposito. E questo significa che, in realtà, il problema è metabolizzato e che ora si viaggia in direzione di una soluzione. O almeno così tutti si augurano.
Il neo-ministro Roberto Cingolani ha definito l’azione da intraprendere su tre fronti: la tutela della natura, del territorio e del mare; la transizione ecologica; l’interdipendenza della sfida climatica e di quella energetica. In altre parole, il nuovo Ministero si propone di agire per la protezione ambientale nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile e quindi della “transizione ecologica”. A questo proposito, Cingolani ha detto: «Siamo già gravati da un debito ambientale contratto nei passati decenni il cui montante sarà sempre più faticoso da recuperare, se non agiamo per tempo».
Serviranno quindi nuove risorse, nuovi profili con competenze tecniche ed esperienza internazionale. Ma anche procedure più snelle sull’esempio del “modello Genova” che rimane un esempio di governance virtuosa in un momento di difficoltà.
E fuori dall’Italia? C’è una nazione che più di tutte può avere un ruolo guida. Tenetevi forte: è la Cina. Lo sostiene un’autorità del settore, il professore australiano Tim Flannery, esperto di cambiamenti climatici e autore di “I signori del clima”, libro che già nel 2006 disegnava gli scenari attuali. «Abbiamo visto – ha detto Flannery – come la Cina abbia saputo cambiare le sue politiche economiche negli ultimi anni con enormi benefici per la propria popolazione. Non ho dubbi che nel prossimo futuro saprà sorprenderci producendo aria pulita, energia verde e quindi grande prosperità».
Il sistema cinese di programmazione di cinque anni in cinque anni ha dato risultati straordinari e tutti guardano al quattordicesimo programma, dal 2021 al 2025, con grandi aspettative. Soprattutto per la deliberata intenzione di arrivare alla situazione carbon-free entro il 2060. «Ridurre le emissioni non sarà sufficiente – ha aggiunto lo studioso – serviranno altre strategie e sarà fondamentale una collaborazione internazionale in questo campo».
Luca Borioni