C’è un problema: due italiani su tre non sanno di cosa si parla quando l’argomento è quello delle polizze assicurative. Termini come “massimale”, “premio” o “franchigia” restano tabù per molti.
Lo ha certificato un’indagine realizzata dall’Università di Milano Bicocca assieme all’agenzia Doxa e su impulso dell’Ivass, il rapporto su “conoscenza e comportamento assicurativo degli italiani” (il primo studio di questo tipo effettuato nel mondo). È stato elaborato un indice generale di conoscenza assicurativa che in base alle risposte degli intervistati è risultato pari a 54 punti su 100, dove la sufficienza sarebbe stata riferita al punteggio di 60 su 100. Tutti rimandati, quindi, se non bocciati. E nonostante questo, quasi sette italiani su dieci (68,7% sul campione di 2.053 soggetti) ritengono di poter fare a meno dell’assicuratore. È vero che il 76,7% pensa che la salute sia un bene da tutelare, ma è solo il 10,6% ad assicurarsi contro le malattie e il 20,2% contro gli infortuni.
Il livello di conoscenza della materia risulta leggermente più avanzato per gli uomini rispetto alle donne e nelle regioni del nord rispetto a quelle del sud e delle isole. Chi invece abita in città di dimensioni medie rivela una comprensione maggiore rispetto ai cittadini dei grandi centri urbani.
Per quanto riguarda poi la comprensibilità delle polizze che sono proposte dalle compagnie, solo un 34% del campione di intervistati definisce chiaro il prospetto informativo delle compagnie, ma la grande maggioranza esprime su questo punto una netta insoddisfazione, qui senza differenze di genere o altro. E sono soprattutto gli intervistati con maggiore livello di scolarizzazione a esprimere il malcontento per la poca comprensibilità delle polizze. In totale, circa il 70% degli intervistati sottolinea la scarsa conoscenza della materia assicurativa e secondo il 60% questa mancanza andrebbe colmata dalle istituzioni, ovvero Ivass, Consob, Banca d’Italia e Mise oltre che dalle compagnie assicurative, banche e intermediari. Ma resta alta la sfiducia per le assicurazioni (42,4%). A questo punto non resta che interrogarsi su come fare meglio.
Luca Borioni