L’arte di ascoltare: nuovo valore e nuove prospettive

Saper ascoltare è una qualità che mai come in questi tempi frenetici – ma frenati dal Covid – ha assunto valore. Secondo Richard Mullender, ex negoziatore di ostaggi per Scotland Yard e fondatore del Listening Institute, l’ascolto è «l’identificazione, la selezione e l’interpretazione delle parole chiave che trasformano le informazioni in intelligence». Con alcuni suggerimenti per imparare ad ascoltare al meglio i nostri interlocutori: prestare attenzione senza distrazioni; tacere nei momenti giusti; ascoltare al telefono approfittando della maggior concentrazione che deriva dal non vedere chi parla; analizzare il discorso per determinare fatti, emozioni e indicazioni dei valori dell’interlocutore.

Del resto, anche Zenone, il filosofo di Cizio fondatore dello Stoicismo, sosteneva: «Abbiamo due orecchie e una sola bocca, quindi dovremmo ascoltare più che parlare». E ci sono aziende che adottano la tecnica del “circolo d’ascolto”, ovvero un contesto in cui i partecipanti, seduti in cerchio, sono invitati a parlare apertamente dei problemi che incontrano per esempio con i colleghi, senza mai essere interrotti. Pare che questi lavoratori siano meno soggetti di altri a soffrire di ansia o preoccupazione per questioni di lavoro e nelle relazioni interpersonali. Un valore trasferibile perfettamente in campo commerciale per quanto riguarda l’ascolto del cliente, la prima fase di ogni confronto ben strutturato, la base di ogni argomentazione: si parte sempre dall’ascolto delle esigenze per poi fornire risposte.

Che ascoltare sia un’arte apprezzabile e apprezzata in questa epoca di parlatori e soliloqui, di eccesso di informazioni spesso urlate, può essere dimostrato da un altro fenomeno che si va affermando nel mondo dei social, quello di Clubhouse. Si tratta di una nuova app, un social innovativo che in realtà fa leva sul più antico dei media: la radio. Su Clubhouse gli utenti possono ascoltare conversazioni, interviste o discussioni tra personaggi interessanti e su temi d’attualità. In pratica è come accedere a una piattaforma di podcast, però in diretta e con un senso di esclusività che non guasta. Si tratta di una app alla quale si può prendere parte solo su invito, un po’ come accade se si entra in uno yacht club di particolare prestigio, questione di élite. Una volta dentro, si possono selezionare gli argomenti: tecnologia, libri, lavoro e salute. La “conversation room” funziona come una conference call, dove però parlano in pochi. E una volta finita la conversazione, la stanza si chiude proprio come quando si clicca sul pulsante che fa finire una “call” tra colleghi. E non resta traccia.

Ecco allora che il valore dell’ascolto trova nuova importanza. Si ascolta per apprendere, per valutare e per capire. Per un cambio di passo nelle nostre vite.

Che poi sia stato dato l’allarme sicurezza sulla gestione dei dati e sulla privacy della app in questione, creata in Cina, è un altro discorso. Così come il fatto che proprio nella Repubblica Popolare giusto una settimana fa le autorità abbiano bloccato Clubhouse in tutto il paese una volta scoperto che alcuni utenti erano riusciti a scaricare l’applicazione – destinata solo al web fuori dai confini cinesi – per ascoltare conversazioni sui diritti umani

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