«Vi racconto Jacobs, l’uomo più veloce del mondo»

I segreti del velocista azzurro, medaglia d’oro a Tokyo, svelati da Matteo Martinelli, agente di Italiana Assicurazioni e presidente dell’Atletica Virtus Lucca

Agli ultimi campionati per società, prima del trionfo di Tokyo, il velocista Marcell Jacobs aveva puntualmente gareggiato per l’Atletica Virtus Lucca, con il logo di Italiana Assicurazioni in bella evidenza. «Dal 2012 è tesserato con noi, l’anno successivo ha vinto il bando di concorso per la Polizia di Stato ed è entrato nella squadra delle Fiamme Oro». Lo stesso colore della medaglia che Jacobs ha vinto all’Olimpiade, sorprendendo il mondo. C’è ne parla Matteo Martinelli, agente di Italiana Assicurazioni e presidente della società di atletica dove Jacobs ha cominciato a coltivare il suo talento.

Martinelli, lei che lo conosce bene, si aspettava questo exploit da Marcell?

«Che il ragazzo fosse il talento più grande in circolazione era una certezza per noi, anche perché appena arrivato a Lucca, nel febbraio del 2013, stabilì il record nel lungo indoor che resisteva da 40 anni».

Altre avvisaglie delle sue qualità?

«Nel 2016 ha fatto 8.48 metri, la miglior misura di sempre nel salto in lungo, sarebbe stato il record italiano ma per una piccola percentuale di vento a favore, risultò non omologabile. Ma la sostanza è che Marcell non riusciva a esprimere pienamente tutto il suo potenziale e questo lo faceva soffrire molto».

Come velocista ha invece trovato subito la sua dimensione?

«Ai Mondiali di Doha del 2019 ha stabilito il record nella staffetta 4×100 ma continuava a fallire gli appuntamenti con le grandi competizioni, si bloccava. Le cose sono cambiate quando si è affidato a una mental coach e a uno staff di specialisti, gli stessi che ha ringraziato pubblicamente dopo la medaglia olimpica. Lui deve tanto a Paolo Camossi, il suo coach, ex campione del mondo nel salto triplo: da quando lo affianca, ha risolto tra l’altro i problemi fisici che aveva alle cartilagini del ginocchio».

Ha sentito Marcell in questi giorni?

«Ci siamo scambiati diversi messaggi».

Caratterialmente, che ragazzo è?

«Negli ultimi due anni è maturato tantissimo. Prima era come tutti i ragazzi della sua età, gli piaceva divertirsi. Oggi ha una compagna e tre figli a cui badare. È un ragazzo molto educato, di sani principi. Sua mamma lo ha cresciuto bene e non lo dico per una forma di gentilezza, è la verità. Faccio un esempio: lui pur essendo ormai entrato nel giro delle gare internazionali, è sempre tornato con noi per i tornei nazionali. Era in pista anche a Rovereto, prima dell’Olimpiade, rispetta sempre la parola data. È venuto a Lucca per la festa sociale sebbene fosse infortunato».

Cosa si sente di dire riguardo alle polemiche sollevate dai media inglesi e americani dopo il successo di Jacobs a Tokyo?

«Vivo in questo ambiente da troppi anni per sorprendermi di certe voci. Purtroppo sull’atletica aleggiano sempre certi dubbi, però – come ha detto Camossi – da che pulpito… Per me Marcell è un amico e mi stupirebbe molto scoprire qualcosa di strano. Lui però è molto forte e sapevo che sarebbe riuscito ad arrivare ai livelli più alti, il tempo che aveva fatto sui 60 indoor in proiezione faceva già presagire un exploit sui cento. E poi nell’ultimo periodo ha avuto così tanti controlli…».

E adesso che cosa succede? Marcell saprà confermarsi a questi livelli?

«Sì, anche se credo che Bolt rimanga in un’altra dimensione. Può confermarsi, può migliorare. A Tokyo non aveva queste scarpe di ultima generazione di cui si dice un gran bene. Certo, ha 26 anni e per un velocista è già un’età in cui si fanno i conti con il fisico. Dipenderà dalla sua forza mentale, quindi anche dal lavoro del suo staff. E dalla sua famiglia: è il cerchio magico in cui trova la forza per realizzare grandi imprese».

LUCA BORIONI

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